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LA BENEDIZIONE PASQUALE ALLE VOSTRE CASE |
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Ancora una volta, nonostante i miei anni, desidero salire le scale delle vostre case. E’ una visita alle vostre famiglie che non posso trascurare e che desidero fare. Conosco quasi tutti i miei parrocchiani. Di molti conosco bene sia il volto che il nome e li vedo alla messa domenicale; di pochi, con dispiacere, non riesco ad associare il volto al nome. Allora mi metterò in cammino per venire a visitarvi. Che cosa vengo a fare? Il parroco si incontra coi suoi parrocchiani per meglio conoscerli; per benedire le loro case, loro stessi e i loro figli: è un incontro di famiglia. L’acqua vi ricorda il vostro Battesimo e gli impegni che voi avete assunto ricevendo questo sacramento. Non chiudete la porta e concedetemi un poco del vostro tempo per pregare con voi! L’incontro avviene così (lo dico per le nuove famiglie): -parto dalla chiesa alle 14,15 e, seguendo le indicazioni pubblicate nel notiziario della parrocchia, entro nella vostra casa. Se la porta è aperta, mi risparmierete del tempo e sarà anche un segno di accoglienza. Vi consegnerò il foglio della preghiera che, possibilmente, inizierete a leggere dopo il mio saluto. Siete nella vostra casa ed è giusto che uno di voi sia il lettore principale. Alla fine della preghiera benedirò la vostra casa, invocando ogni grazia divina sulla famiglia. Ascolterò le vostre notizie e sarò lieto di trovarvi in buona salute e di pregare per eventuali difficoltà. Non consideratemi un estraneo. Comprendo che ci sono famiglie i cui membri sono tutti al lavoro, ma, come ho detto altrove, in caso di impossibilità potrete sempre concordare l’incontro con me in un momento diverso: è sufficiente telefonare in parrocchia (051 263894). Comprendo pure che, per il fenomeno della emigrazione, ci possano essere nella nostra parrocchia persone non cristiane. Se mi apriranno, volentieri le saluterò: Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini. |
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il parroco | |||||||||||||||||||||||||
RITI NEL TEMPO DI QUARESIMA |
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4 Aprile - Domenica delle Palme . |
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LA CROCE: UN SIMBOLO DI STRAORDINARIA FORZA, NONOSTANTE TUTTO | |||||||||||||||||||||||||
“Simbolo religioso il crocifisso? All’origine certo, ma ormai esso è solo simbolo di valori, non tanto di una religione, e dunque è assurdo che qualcuno di religione non cristiana se ne senta turbato e ne chieda la rimozione da un luogo pubblico”. Suonavano pressappoco così le affermazioni più spesso ripetute nei mesi trascorsi in merito al tanto discusso caso del crocifisso da rimuovere. Ebbene, da un lato è apparsa come una gradita sorpresa il fatto che quel simbolo, che tante volte sembra essere presente solo a prendere polvere come un qualunque soprammobile, sia invece ancora così potente e fonte di dibattito anche in una società ormai secolarizzata come la nostra: infatti va da sé che la sorte peggiore che possa capitargli sia quella di rivelarsi del tutto innocuo ed invisibile, un qualcosa che si trova su quella parete semplicemente perché c’è sempre stato, insomma una consuetudine. Forse le aspre discussioni generatesi a tutti i livelli della società civile indicano che in fondo certi valori sono ancora presenti nel patrimonio culturale ed umano del nostro paese e questo, se vogliamo, può essere fonte di ottimismo per quei cattolici che si sentono spesso isolati o quantomeno “un po’ soli” all’interno della società. |
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D’altra
parte, l’affermazione in questione porta a chiedersi se è
effettivamente possibile scindere, come se fossero due ambiti diversi,
la religione cristiana ed i valori che con tutta evidenza le
appartengono e sono tenuti insieme dal simbolo stesso. Infatti quell’uomo inchiodato sulla croce ha predicato il principio della carità, la speranza di una vita migliore; diceva che gli ultimi saranno i primi; ebbe il coraggio di affrontare una folla inferocita dicendo “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e disse anche “il tuo prossimo è lo sconosciuto che è in te”. E non condannava solamente il ladro, ma anche l’ipocrita. |
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Ammoniva di purificarsi con
la proprie lacrime e aveva pietà del suo prossimo, specie quando era
segnato dalle pene: “solo l’albero che porta frutto viene percosso
e colpito con pietre”. Ed anche per i peccatori provava compassione: “Nessun crimine è commesso da un solo uomo e da una sola donna. Tutti i crimini ricadono su tutti.” Questi ed innumerevoli altri sono gli insegnamenti che ci ha lasciato, e se ora possiamo dire che tali precetti sono parte del nostro patrimonio di società civile è solo grazie a quel simbolo. Forse però la vicenda in questione può essere riletta anche sotto un’ottica differente, soprattutto da coloro che ritengono quella di Cristo una presenza viva e presente non solo nelle chiese, ma anche nella vita quotidiana... Sappiamo infatti benissimo che, presi dalla vita di tutti i giorni dalle normali occupazioni per le quali impieghiamo il nostro tempo, e dai problemi piccoli e grandi a cui ciascuno è chiamato a far fronte, possiamo essere portati a dimenticare, o perlomeno a trascurare la nostra identità di cristiani attivi e presenti nella società, con i compiti ed i doveri che ciò comporta. Quale modo migliore allora, di un fatto del genere, per ricordarci che facciamo parte di una comunità, e che, chi in una realtà più ristretta come la famiglia, chi in un contesto più ampio come una comunità di qualsivoglia genere (sia essa scuola, università, o luogo di lavoro...), siamo sempre chiamati a svolgere il compito di evangelizzare una società che spesso non conosce, o si è semplicemente dimenticata le proprie radici cristiane. Il nostro atteggiamento, dovrebbe dunque essere non tanto una sdegnosa e sterile condanna, quanto una seria riflessione su ciò che facciamo o possiamo fare, affinché la croce, presente su quel muro, non resti invisibile, ma sia al contrario presente e ricca di significato. E questo anche a costo di essere fonte di dibattiti come questo, che sono e saranno comunque inevitabili in una società come la nostra, ove sempre più spesso si dovrà tenere conto degli effetti derivanti dall’incontro di culture (e quindi di idee) diverse. Ecco quindi che quella che sembra essere semplicemente occasione di scontro, può divenire per noi Cristiani, fonte di riflessione ed occasione di crescita e miglioramento. Marco Rossi |
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