FESTA DELLA
BEATA ELENA DUGLIOLI
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Lunedì 23 settembre 2002
Il 23 di settembre abbiamo celebrato la
festa della Beata Elena. Nonostante fosse un giorno feriale, un lunedì piovigginoso e
con temperatura quasi invernale, vi è stato un notevole concorso di fedeli.
Il nostro Arcivescovo, il card. Giacomo Biffi ha presieduto la celebrazione
eucaristica assieme al nostro parrocco, ai parroci
della S.S. Trinità e di S. Ruffillo, dal superiore dei Canonici di S. Salvatore in
rappresentanza di quei monaci antichi, che abitavano
qui a S. Giovanni in Monte, un padre del vicino monastero di S. Stefano e un padre
passionista.
Il prof. Morini della nostra Università fungeva da diacono.
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Riportiamo qui di
seguito l'omelia del Cardinale:
Elena Duglioli, un'anima contemplativa.
"Fin da fanciulla fu tutta protesa alla perfetta comunione e intimità con Cristo"
La più vera ricchezza di una Chiesa è data dai suoi santi, è data dalle loro
esistenze splendenti di luce divina e radiose di bene per l'energia della grazia che li ha
avvalorati, è data dai loro esempi di vita e dai loro insegnamenti.
La Beata Elena Duglioli, che siamo qui a onorare e a venerare, spicca singolarmente tra questi tesori di cui
Bologna s'impreziosisce e si adorna.
È una felice eredità che va gelosamente custodita e messa a frutto. Ed è la comunità dei
credenti che si raduna in questo stupendo tempio di San Giovanni in Monte, a doversi
sentire in special modo deputata per questo compito a nome dell'intera diocesi
petroniana. Qui, tra queste sacre mura, la Beata Elena si è progressivamente aperta al soffio
dello Spirito, che l'ha avviata per strade inconsuete verso un'altissima perfezione. Tra
queste sacre mura ha maturato giorno dopo giorno la sua insolita vocazione di piena e
radicale donazione al Signore nella vita coniugale.
Tra queste sacre mura le sue membra riposano in attesa della risurrezione.
Fin dai primi pensieri della sua mente fanciulla, fin dai primi palpiti del suo cuore
inesperto e incontaminato, Elena è tutta protesa alla perfetta comunione e alla più
assoluta intimità con Cristo.
Non le riesce di concepire, neppure per una minima e distratta divagazione, che qualche istante dei
suo tempo, qualche fibra dei suo essere, qualche fremito del suo mondo affettivo
possa essere sottratto a questa offerta primordiale di tutta se stessa al suo Creatore e
Redentore; offerta che in lei non conosce ne la più esigua delle riserve ne un'Eclissi
sia pur fugace.
Ed è così convinto, così dominante,così pacifico il
sentimento e il proposito di questa sponsalità soprannaturale, che ella non
la ritiene insidiata o menomata neppure dall'accettazione di nozze terrene, imposte alla
sua remissività da una madre autoritaria.
Certo, le sue profonde e reali aspirazioni erano di andare a condividere la preghiera,
la contemplazione, il raccoglimento delle clarisse del monastero del "Corpus
Domini". Tuttavia - ed è per noi sorprendente - non fa resistenza alla volontà materna, che
ha già deciso per lei quindicenne il matrimonio con il notaio Benedetto Dall'Olio, di
venticinque anni più anziano di lei.
Non fa resistenza, perchè, illuminata dallo Spirito Santo, sa che lo slancio della sua
vocazione verginale riuscirà a oltrepassare qualunque contrarietà e qualunque limitativa
condizione esteriore.
E così avverrà. Il marito si accenderà al suo stesso fuoco e sarà ben lieto di vivere in profonda e gratificante
sintonia spirituale con questa giovane donna, che diventerà
la sua dolce maestra e la sua incomparabile guida sui sentieri di una
eccezionale santità.
Senza dubbio i nostri tempi tempi di fede illanguidita e di istintività cieca,
prepotente, incontrollata - fanno fatica a capire una simile avventura dell'anima, e non
riescono neppure a immaginare quali spazi di autentica gioia e di amore sostanziale
possono essere regalati dalla fantasia di Dio alle creature privilegiate.
Ma ai tempi di Elena - tempi pur inquieti, e di contrasti morali e religiosi drammatici
- le cose non stavano così.
Era, per esempio, ben viva e accolta con ammirazione tra i racconti tramandati nella memoria dei credenti la vicenda di
Cecilia, la ragazza romana che col suo semplice affetto e la forza della sua intenzione
verginale arriva a conquistare ai suoi ideali anche il marito, e addirittura raggiunge con
lui il traguardo glorioso del martirio.
Agli occhi di Elena, quell'antica santa dell'epoca delle catacombe assurge a figura, anzi
a profezia e anticipazione, della sua straordinaria vocazione nella Chiesa.
E sarà, tra tutti gli abitatori del cielo, colei che più ella sente vicina, più le è affine, più è cara alla
sua devozione.
La cappella di Santa Cecilia, sorta in questa chiesa appunto per sua ispirazione, resta a perpetua memoria di
questa nostra benedetta concittadina e a perenne richiamo della sua santità.
Attraverso i buoni uffici del fiorentino Antonio Pucci, futuro vescovo di Pistoia,
Elena riesce persino nella non facile impresa di coinvolgere nel suo entusiasmo il genio
di Raffaello al vertice della sua fama e della sua gloria, che nel 1516 dipinge per questa
cappella di San Giovanni in Monte uno dei suoi quadri più apprezzati e più celebri.
Elena Duglioli spicca entro l'innumerevole schiera, che affolla il Regno dei cieli,
per la sua indole intensamente contemplativa.
E proprio I'esaltazione della contemplazione è, a saperlo leggere, il messaggio
eloquente che ci viene anche dall'ispirato dipinto dell'Urbinate.
Era una contemplativa che però viveva nel mondo, e non era remota e disinteressata alle pene e
alle insidie, ai problemi degli uomini e delle donne che la incontravano o si rivolgevano a lei.
È stata consigliera ricercata e ascoltata degli umili e dei potenti, di prìncipi, di cardinali e
persino di un Papa battagliero come Giulio Il.
La sua contemplazione era altresì fondamento e premessa della sua carità verso
quanti trovava nella sofferenza e nella necessità.
Una volta rimasta vedova la si vide prodigarsi nell'assistenza concreta ed efficace verso i malati e i bambini indifesi e
senza aiuto.
Si deve a lei la promozione di un istituto a favore dei "poveri vergognosi"; un'Opera Pia che, come tutti sappiamo è
arrivata fino a nostri giorni.
Ma Elena aveva un modello più alto di Cecilia, e al tempo stesso più vicino e più
amato: ed era la Madre di Dio, perfetta nella sua donazione al suo Signore e perfetta nella
sua condizione di sposa, generosa nella sua esistenza familiare e senza confronti nella
capacità di amore per Cristo, suo unico Figlio e suo unico Dio.
Presentendo che la sua avventura terrena si approssimava alla conclusione, volle recarsi in pellegrinaggio a
Loreto, a pregare e meditare nella "santa casa" dove Maria aveva per lunghi anni
espresso sia la sua ardente religiosità sia la semplicità delle sue virtù domestiche.
Quel viaggio non era a quei tempi una fatica da poco. Pochi giorni dopo il suo ritorno, il 23
settembre 1520, la coglie la morte mentre nel suo oratorio privato, che le era stato
concesso per privilegio, si stava celebrando la Messa.
Il marito l'aveva preceduta di quattro anni: adesso possono insieme saziarsi della
contemplazione aperta del Signore dell'universo e dei cuori, che insieme
avevano lodato, ringraziato e invocato nella serenità della loro comune dimora.
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ABBIAMO INIZIATO A
RIPARARE UN OLTRAGGIO DI ALTRI TEMPI |
Come annunciammo nel bollettino di settembre, abbiamo ricostruito la colonna
con la croce, distrutta nel 1797 da gente che non conosceva il valore di questo segno.
Ora l'abbiamo collocata nella prima cappella a destra di chi entra in chiesa.
Riusciremo a riportarla nella piazza, dove un tempo i nostri padri l'avevano collocata?
Il Signore non ha fretta: i tempi di Dio sono lunghi.
Se ci troverà degni potremo noi essere scelti per riparare un oltraggio antico. Diversamente altri, in tempi più propizi
la riporteranno nella piazza davanti alla facciata della nostra chiesa. Gesù non ha
certamente bisogno di questi segni: siamo noi che troviamo nel segno facilità per riflettere
sulla passione di Cristo, sulla nostra redenzione, sull'amore di Dio nei nostri confronti.
Ora è lì e tutti la possiamo vedere.
Hai partecipato anche tu alla ricostruzione di questa croce? Avevamo indicato
l'offerta di due euro per ogni parrocchiano.
Molti l'hanno fatto. ..e tu?
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IL
CRISTIANO: SPIRITO MISSIONARIO
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Ottobre è il mese dedicato alle missioni, e proprio in una delle domeniche di questo
mese viene celebrata la Giornata Mondiale delle Missioni, a ricordare e risvegliare, nel
caso si fosse un po' assopita, quella coscienza missionaria che è intrinseca
della nostra fede cattolica.
Gesù infatti ai sui apostoli dice: "Andate dovunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome de Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo" [Mt 28, 19-20].
La Chiesa dunque è per sua natura missionaria e si sforza di annunciare
il Vangelo di salvezza a tutti gli uomini.
L'opera di evangelizzazione non è quindi un compito riservato ai sacerdoti e al clero,
ma ogni cristiano è chiamato dal Signore a portare al prossimo il lieto annuncio del
Vangelo.
Chiarito così il concetto che tutti noi abbiamo il dovere cristiano di essere
missionari, vediamo "dove" e "come" possiamo operare da evangelizzatori.
Non dobbiamo pensare di dover compiere chissà quali opere o partire per chissà
quali lontani paesi per essere buoni missionari.
Certo è molto lodevole che alcune persone sentano la volontà di raggiungere i
popoli più lontani, in Africa, in Asia o in Sud America per recare anche a loro la Parola di
Cristo; ma per la maggior parte di noi la "terra di missione" è proprio quel piccolo
mondo in cui viviamo quotidianamente e in cui purtroppo spesso incontriamo persone che,
anche se battezzate, conducono una vita molto lontana dalla fede.
Credo proprio che la più importante opera di missione la si debba compiere qui, a
casa nostra, cercando di risvegliare i molti, troppi spiriti assopiti, svogliati o peggio
ancora indifferenti agli insegnamenti di Gesù.
Per quanto poi riguarda il come possiamo operare, personalmente penso
che il modo migliore di agire sia attraverso l'esempio personale.
Se ognuno di noi, cattolico praticante, si impegnasse nella vita quotidiana, in
famiglia, con gli amici e sul posto di lavoro a non nascondere la propria fede, ma a
viverla apertamente senza vergogna o paura di turbare o disturbare chi non la pensa
come noi, questa sarebbe già una grande opera missionaria che darebbe
sicuramente i suoi frutti.
Il mostrare apertamente la propria fede non richiede la capacità di sostenere
discorsi eloquenti o trascinanti prediche pubbliche; è sufficiente mostrarsi fermi nei propri
principi e comportarci sempre secondo gli insegnamenti del Signore.
Se poi questo nostro comportamento è accompagnato da quella gioia e serenità interiore che solo la
vicinanza di Gesù sa dare e che appare molto evidente agli occhi di un prossimo che
va cercando questa pace e felicità in discipline o mode che di per se non portano a
niente, allora certamente saremo dei bravi missionari .
Scrolliamoci allora di dosso ogni titubanza e paura, e lasciamoci guidare dallo
Spirito Santo in questa opera di missione che oggi più che mai è importante e
necessaria.
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PENSIERINI
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.Molti si lamentano perché i giovani sono maleducati. ..Perché si lamentano?
I ragazzi vengono educati dagli adulti; seguono le indicazioni dei genitori, dei
maestri ..... dunque, se questo è vero, lamentiamoci perché vi è stato una generazione stupida che
non ha saputo educare.
Il papa Giovanni Paolo Il, che è un grande educatore, attira a Cristo una moltitudine
di giovani...
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Una mamma mi dice: "mio figlio sta bene e convive con... la sua ragazza".
"Non va bene", rispondo io, "deve sposarsi! ". "Ma
questa è la moda di oggi ", replica la madre.
"Mamma dovresti piangere e ..... pregare!"
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"Mia figlia ha già compiuto i 18 anni, ed è quindi maggiorenne e deve avere una
casa di "suo" per trovare la sua "libertà!", mi dice una mamma.
"Bene, rispondo io, avrai due case da tenere pulite, quindi preparati a questo
nuovo lavoro!". In compenso subirai e constaterai lo "sbandamento" della tua figlia.
"Congratulazioni!".
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Una mamma laureata mi dice: "lo mi debbo realizzare e vado a insegnare nella
mia scuola ai figli degli altri... e i miei figli li affido a una baby-sitter".
Rispondo io: "Non sarebbe più opportuno che tu educassi i tuoi figli...?".
Conosco una mamma che ha seguito attentamente i suoi figli, non solo nella
educazione religiosa, morale e civile, ma ha anche studiato assieme a loro. ..e si è
realizzata!
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LA PROFESSIONE DI
FEDE DEI GIOVANISSIMI DI S. GIOVANNI IN MONTE |
Il nostro Cardinale Arcivescovo indicava nella Nota "La Pastorale dei giovani e dei
ragazzi" del 1988, l'importanza di un momento significativo che, posto tra il
14esimo e il 16esimo anno di età, diventasse tappa fondamentale della crescita dei giovani
cristiani.
Nasce così il cammino verso la Professione di Fede che i giovanissimi di San
Giovanni in Monte hanno intrapreso alla fine del 2001 e che avrà il suo culmine nella
celebrazione Eucaristica della nostra comunità parrocchiale, domenica
10/11/02.
Che cosa è questo cammino?
Il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori, i cambiamenti che si
verificano a livello psicofisico, le nuove tensioni spirituali sono tappe di una crescita
che investe la vita dell'adolescente: non si può lasciare sotto silenzio questo delicato
momento della crescita di ogni ragazzo ma è necessario che vengano
accompagnati nella fede da un percorso di progressiva maturazione umana e cristiana
all'interno della comunità parrocchiale che li "riaccoglie" con una nuova e più solida
maturità.
Il cammino della Professione di Fede è un passaggio verso la vita del cristiano
adulto che si è svolto attraverso alcune tappe significative: la riscoperta personale del
Sacramento del Battesimo, l'incontro nella chiesa dei Santi Vitale ed Agricola,
Protomartiri della Chiesa bolognese per conoscere le radici della nostra fede e l'adesione
fino al martirio, l'incontro diocesano nella Chiesa di San Domenico per cogliere il
valore dello studio e dell'approfondimento della Parola di Dio fonte e nutrimento della
vita cristiana; il pellegrinaggio diocesano a Roma per visitare i luoghi più significativi
della nostra Chiesa e della nostra fede.
l nostri giovanissimi si sono impegnati in tutto questo percorso attraverso un
graduale cammino sostenuto dalla preghiera, individuale e con il gruppo,inserito
nella Comunità Parrocchiale. Durante la Celebrazione Eucaristica,
davanti alla Comunità, ogni ragazzo dirà il proprio sì alla chiamata che il Signore fa a
ciascuno di loro attraverso il Nostro parroco.
Auguriamo a Federico, Benedetta, Margherita, Lucia, Benedetta, Giovanna,
Andrea, che questa professione li renda più consapevoli e saldi nel rapporto con il
Signore e li faccia crescere nel servizio verso la Comunità dei fratelli.
A tutta la Comunità di S. Giovanni in Monte chiediamo una preghiera per
affidarli al Signore.
l catechisti
Federico - Tommaso - Anna Lisa
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"Scoprendo la Calabria", era questo il filo conduttore della route di quest'anno per
il Clan Mayflower, gruppo Bologna 3 di San Giovanni in Monte; ed è questo che il Clan ha
fatto scoprire una regione con realtà diverse da quelle in cui noi siamo abituati a vivere
grazie ad incontri organizzati con capi scout, volontari e altre persone che le vivono ogni
giorno.
Archi è la prima tappa del nostro viaggio, compiuto in Calabria, il 25 di agosto
2002,
un quartiere di Reggio Calabria tristemente noto per vicende di stampo malavitoso; un
quartiere nel quale un ragazzo ha portato avanti i suoi sogni con determinazione e
senza perdersi d'animo nonostante mille difficoltà, fino a dare la possibilità ai ragazzi di
avere un'alternativa alla strada e alla criminalità, un ragazzo che adesso è un uomo, Piero
Polimeni, capo del Reggio Calabria 15 e coordinatore delle zone a rischio per l'Agesci.
L'incontro ha lasciato ai ragazzi una profonda testimonianza di come si possa far
scoutismo anche in realtà pericolose e difficili, ed è stato un ottimo punto di partenza per
fare della route un momento di riflessione sulla nostra vita e sul servizio, come lo
intendiamo e come lo viviamo nel quotidiano.
Dopo l'incontro, la messa e la benedizione per la route.
l due giorni successivi sono stati dedicati alla strada e alla vita a contatto con la
natura nel parco dell'Aspromonte: dopo aver passato la notte del 25 in mezzo ai boschi
vicino a Gambarie, ci siamo trasferiti a Montalto dove ci ha accolto "a braccia aperte" la
statua del Cristo Redentore.
Dopo un bellissimo fuoco di bivacco e una notte silenziosa in cima al monte, siamo scesi nuovamente
attraverso un sentiero alquanto difficile verso il santuario di Polsi, noto per essere un
tempo luogo di incontro tra famiglie "d'onore".
Lì abbiamo incontrato Don Pino, il quale ci ha parlato della necessità della riconciliazione
con Dio e sull'importanza del santuario.
La mattina del giorno seguente è stata un'ottima occasione per confessarci in questo luogo
nel quale ogni anno vengono migliaia di pellegrini. Le condizioni atmosferiche non ci
furono favorevoli. Infatti, il sole del Mezzogiorno non ci ha
sorriso molto, e soprattutto ci ha
fatto allungare la strada di qualche chilometro vista I'indisponibilità di mezzi per
lasciare
il santuario in seguito ad un temporale.
Ma la meta era il mare, e spinti da un rinnovato
vigore, siamo riusciti ad arrivare a Bovalino
Marina, dove ci siamo ritrovati nella sede del
Bovalino 1 per incontrare l'assessore di Locri, anche lui membro dell'Agesci il quale ci
ha raccontato come la scelta politica che
ogni scout è chiamato a fare può essere esercitata anche nella vita politica attiva, pur
incontrando qualche difficoltà.
Il 29 agosto ci siamo trasferiti a Pentedattilo, città dalle controverse vicende, che da
dieci anni a questa parte è stata "adottata",
come ci ha spiegato Piero Milasi (membro del comitato Pro-Pentedattilo), da
volontari
scout, assieme ad altri per rinnovare una località che si pensava persa dietro la
mentalità distruttrice e conservatrice di alcune tradizioni troppo antiche e radicate nella
mentalità di questi luoghi in cui il tempo sembra veramente essersi fermato.
La notte del 29 ci ha visti ospiti degli abitanti del luogo durante gli Hyke, esperienza
nuova ma coinvolgente per il Clan, e il giorno
dopo anche noi abbiamo dato il nostro contributo pulendo le stradine di quel paesino,
troppo grazioso e bello per andare dimenticato.
La route non poteva che concludersi con
un bagno in quel mare che si trova a metà tra
lo Ionio e il Tirreno, e con una visita culturale
ai Bronzi di Riace, simbolo di una Calabria
tutta da scoprire.
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Clan Mayflower Bologna 3
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Bollettini Parrocchiali
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