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ANNO 7° N. 2 dICEMBRE 2002 |
NATALE FIABA O MISTERO? |
Natale si presenta puntualmente carico di
buoni propositi da parte di tutti. Si dice: occorre diventare più buoni,
dimenticare i torti ricevuti, ricordarsi di coloro che, solitamente, non
rientrano fra le persone che frequentiamo e compiere qualche gesto di
riconciliazione! Che ne pensate se fra i tanti buoni propositi vociferati ne
ricordassimo uno, forse accantonato, ma che costituisce la sintesi di tutti gli
altri: a Natale cerchiamo di non cadere nei soliti luoghi comuni di formule,
verbali e comportamentali, rituali e stantie.
Si invoca un Natale vero, diverso dai canoni imposti dalla società, un Natale
semplice e genuino, non confezionato dall'industria del consumo e dell'immagine,
un Natale libero dalle incrostazioni che, nel tempo, lo hanno ridotto ad una
caricatura che rasenta il tragicomico. I buoni propositi, ovviamente, vanno
accolti e rispettati, soprattutto incoraggiati affinché si realizzino.
[..] Il senso più profondo e inconfutabile del Natale, l'assoluta verità è
che Dio, per amore, ha lasciato la luce infinita del suo Regno per venire a
illuminare le tenebre degli uomini, ha colmato l'abissale distanza tra Dio e
l'uomo, rendendo di nuovo possibile il dialogo tra Sé e gli uomini; il Figlio
unigenito del Padre si è incarnato nel grembo della Vergine Maria e ha
condiviso in tutto, eccetto il peccato, la condizione umana.
Questo è il contenuto incontestabile del lieto annuncio del Natale, del Vangelo
della salvezza. Di fronte a questo annuncio dovremmo innanzitutto rivolgere un
atto di gratitudine a Dio che ci offre un si immenso dono, che ci fa la grazia
di vivere e di accogliere nella nostra esistenza un Mistero così grande.
Dovremmo inginocchiarci e contemplare le meraviglie del suo Amore, manifestatosi
attraverso la gratuità di un incontro che assume il volto tenero e fragile di
un Bambino, Gesù, il figlio di Maria.
Altri contenuti il Natale cristiano non dovrebbe avere, non si dovrebbero
inserire altre parole, dal momento che l'unica Parola è il Verbo eterno del
Padre che si offre, umile e indifeso, ad ogni uomo e ad ogni donna di buona
volontà, spinti con cuore sincero alla ricerca del bene. Il tempo e lo spazio
in Lui si annullano e ciò che richiederebbe, da parte nostra, estenuanti
fatiche Egli fa germogliare e fiorire prodigiosamente.
Dovremmo avvertire la responsabilità non soltanto di non perdere e di non
sciupare un dono così grande, ma di metterci tutto l'impegno per coltivarlo e
per farlo crescere nella luce di Dio. Ci troviamo di fronte ad un Mistero, ad
una realtà che ci trascende e non è mai completamente oggettivabile e
delunitabile dalla nostra intelligenza, ma che richiede, talvolta, l'umile
silenzio dell'adorazione.
Se il Natale è questo, non dovremmo cercare fuori di noi le cause del
deterioramento dell'annuncio e della forza incisiva di tale annuncio nella vita
della gente. Probabilmente abbiamo accettato il fatto che il Natale venisse reso
melenso, facilitando la convinzione che esso sia la festa dei bambini e della
bontà occasionale. Abbiamo barattato una mercificazione, redditizia per tutti,
di uno dei misteri fondamentali della nostra fede, accettando che il silenzio
della adorazione e della contemplazione dell'evento venisse invaso dai mille
rumori e colori di un mercato che ormai cavalca le onde mediatiche.
Forse temiamo che il Natale, quello vero, sia meno gradito? Forse abbiamo paura
di perdere le occasioni per acquistare o per vendere tutto ciò che risulti
gradito ai sempre nuovi consumatori di prodotti targati natale?
Siamo pronti a indignarci di fronte alle innumerevoli usurpazioni che vengono
perpetrate nei confronti del Natale, manifestando forti reazioni contro la
commercializzazione di questa festa? Oppure ci limitiamo ad attaccare il padre
di tutti i mali, il famigerato consumismo, pensando che sia sufficiente una
diagnosi per guarire uno stato di malattia?
E importante saper individuare le cause di una situazione patologica, senza
stracciarsi le vesti e mostrare avversità verbale, quando non si rasenti la
teatralità, verso certe manifestazioni, quando di fatto siamo noi i primi a
correre e a metterci in fila per acquistare l'ultima novità natalizia!
Diventiamo anche molto bravi a portare tante giustificazioni ai nostri
comportamenti, sostenendo che non possiamo restare fermi e segnare il passo,
perché è necessario camminare con i tempi, essere moderni. Allora corriamo
anche noi a comprare la play-station di ultima generazione, il dolce che ci fa
sentire più buoni, il regalo che ci promuove ai ranghi di famiglia felice.
Siamo anche capaci di tacitare la nostra coscienza prevedendo un po' di denaro
per i poveri, quasi che anch'essi rientrino in un bilancio di bontà annuale da
esibire in occasione del Natale!
Ma quale Natale? Quello della fiaba o quello del Mistero? Siamo tutti concordi
nello scegliere il Natale del Mistero, quello che ci propone di accogliere il
Figlio di Dio fatto uomo. Ma ci siamo chiesti il prezzo di questa accoglienza e
in quali ambiti esso ci coinvolga?
"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Con
queste parole l’evangelista Giovanni sintetizza il senso del Natale. Dove
andiamo a cercare noi il Verbo fatto carne? In quali abitazioni pensiamo che Lui
abbia trovato una casa? Possono sembrare domande assurde, patetiche, di un altro
mondo e di altri tempi, eppure sono le domande che dovrebbero risuonare nella
vita di ciascuno, nella ricerca di che cosa significhi il Natale per noi, oggi.
Proverò a illustrare i luoghi e i tempi in cui Dio ci visita e ci chiede
ospitalità, senza la pretesa che essi siano gli unici, come ad esempio la
possibilità di asciugare le lacrime di coloro che piangono, di assumere la
sofferenza di coloro che si trovano nel dolore, di condividere la vita degli
altri e di permettere agli altri di entrare a far parte della nostra. In questo
clima di gratuità il Signore ci annuncia la sua venuta, viene a visitare la
nostra vita, a guarire le nostre debolezze, a sanare le nostre ferite, viene a
portarci la consolazione della sua presenza.
Ma la grandezza e la profondità del Mistero è questa: Dio, per rendersi
visibile e per incontrare gli uomini in questo suo operare, chiede a noi di
renderci disponibili, affinché Egli possa continuare ad essere presenza di
amore nella vita di ogni uomo, possa continuare ad alleviare il dolore e a
stringere teneramente chi si sente solo, possa attendere coloro che, rientrando
a casa, non hanno più nessuno che li aspetta.
Se questo è il Natale, allora avremo motivo per essere nella gioia, anche se
talvolta la nostra gioia affonda le radici nella durezza della croce da portare
quotidianamente. Il Natale è la buona notizia che non siamo soli, perché Dio
si è reso presente e vivo nella nostra vita attraverso uomini e donne che
continuano a rivelarci i tratti del suo Volto di misericordia e di bontà. Con
l'animo colmo di gratitudine auguro, allora: BUON NATALE e un NUOVO ANNO ricco
di grazia e di gioia.
Da "Milizia Mariana" Mairapia Bonatate
Natale è….
… mistero di piccolezza, di solidarietà e di pace.
… accoglienza della vita nei suoi mille volti e situazioni.
… l’affacciarsi di persone che chiedono di fare Natale con noi.
Natale sei anche tu…
… quando ami nel silenzio.
… quando soffri con gli altri
… quando sei felice perché è allora che Dio nasce in te e intorno a te.
UN PROGETTO PER GLI UOMINI
In Gesù, Dio ci ha svelato in pienezza il suo
misterioso piano di amore: riunire gli uomini, divisi a causa del peccato, e
tutte le cose sotto di lui, come sotto un unico Capo. È con immensa gioia che
l'apostolo Paolo spiega tutto questo ai cristiani di Efeso, in un inno di lode e
di ringraziamento al Padre: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro
Gesù Cristo... Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà... il
disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose" (Efesini 1,3.9.10).
Possiamo guardare con speranza e fiducia alla storia degli uomini, perché è
certo che Dio è segretamente all'opera per far fiorire, attraverso tante strade
diverse, i frutti della pace. In tutte le manifestazioni di riconciliazione,
fratellanza, amicizia, unità familiare, solidarietà fra gruppi, aiuto
reciproco tra popoli, aspirazione appassionata alla pace possiamo intravedere i
segni di quel mondo nuovo che Dio sta edificando.
E tuttavia non possiamo chiudere gli occhi sulla fragilità, anzi talvolta
sull'ambiguità di certi impegni umani nel vivere i rapporti con gli altri:
interessi di parte, entusiasmi passeggeri, paura di pagare di persona,
incapacità di andare alla vera radice dei conflitti e quindi di trovare i mezzi
efficaci di comunione.
La riconciliazione, l'amore, la pace nascono solo attraverso il sacrificio di
sé. E quanto ci ha insegnato Gesù, lui che è "la nostra pace" (Efesini
2,J4). Con la sua paziente, eroica opera di amore e di perdono, culminata
nell'immolazione della croce, egli ha abbattuto - come ricorda Paolo - le
barriere e le inimicizie che lacerano la vita degli uomini; ha mostrato la
pericolosità e la vanità di quei pregiudizi umani che creano privilegi e
discriminazioni; soprattutto ha liberato gli uomini dalla cecità dell'odio, ha
concesso loro il dono di guardarsi in faccia e tendersi la mano come fratelli e
sorelle, figli e figlie di quell'unico Padre che è Dio-Amore (Efesini 2,14-18).
SEGNO E STRUMENTO DI UNITÀ
Il progetto di comunione, che Dio ha per tutti
gli uomini, è il dono e l'annuncio che la Chiesa deve portare come parola di
speranza nel mondo. Lo fa, anzitutto, con la sua stessa vita. Già nel suo
esistere e nel suo modo di vivere essa è un segno visibile per tutti della
comunione e della pace che Dio offre all'umanità.
La sua unità e il suo costruirsi come comunità non dipendono dal fatto che
quanti vi partecipano abbiano la stessa educazione, le stesse inclinazioni, uno
stesso ruolo sociale e un'identica cultura. Al contrario questo popolo nuovo
raccoglie in sé le persone più diverse
Nessuna motivazione sociale e nessuna affinità semplicemente umana ne può
spiegare la nascita e la crescita. Soltanto la fede in Dio, che ama gli uomini
come suoi figli, che dona lo Spirito del suo amore perché gli uomini vivano
riconciliati, è il fondamento dell'unità nella Chiesa. In forza di questo dono
immenso, tutte le diversità umane vanno superate: "Tutti voi infatti siete
figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati
in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non
c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi
siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3,26-28).
La Chiesa è un unico corpo perché ha ricevuto lo Spirito dell'amore divino,
che la fa sperare in una comunione piena; perché ha riconosciuto in Gesù
Cristo il Signore e il Maestro della vita; perché ha visto in Dio il volto di
un Padre, che ci edifica in una fratellanza nuova (Efesini 4,4-6).
Nell'Eucaristia la Chiesa Celebra questa comunione: quanti mangiano dell'unico
Pane e bevono dell'unico Calice formano un unico corpo.
Forte di questa esperienza, la Chiesa si fa segno a tutti gli uomini, perché
riconoscano la fonte vera della comunione.
La Santa Famiglia, una famiglia esemplare
A Natale avete senz'altro gustato la gioia di
ritrovarvi davanti al presepio, nella chiesa parrocchiale o in una stanza della
vostra casa. A noi piace, in genere, contemplare la grotta di Betlemme, anche se
in essa troviamo delle persone talmente eccezionali da sembrare irreali:
"al di fuori" della corsa, almeno della nostra corsa, quella siamo
obbligati ad affrontare all'interno della famiglia, in mezzo a tutte le
preoccupazioni che riguardano la salute, i soldi, il futuro...
Ma non dobbiamo sbagliarci! Gesù non ha fatto finta di essere uomo e quindi ha
conosciuto come noi le gioie familiari, ma anche la povertà, le angosce
dell'esilio, l'incomprensione dei vicini.
La santa Famiglia, però, è esemplare perché ha saputo sempre rimettersi in
cammino e riconoscere nella sua storia le chiamate, la presenza e l'azione di
Dio. Anche le nostre famiglie saranno esemplari se noi sappiamo far posto a Dio
e ci lasciamo guidare da lui, attraverso ombre e luci, sui sentieri del Vangelo.
FIDUCIA
Chi ha fiducia in Dio può avanzare senza
paura sulle strade sinuose della vita perché incrocerà sempre il volto di
qualcuno che gli vuole bene, intenderà sempre una parola di conforto, scorgerà
sempre una traccia da seguire. Chi ha fiducia in Dio può affrontare senza
timore le tenebre che cadono talvolta molto presto, scoprirà sempre una stella,
portatrice di speranza, che riscalderà il suo cuore.
Chi ha fiducia in Dio può avventurarsi senza paura anche in mezzo alle tempeste
della vita, perché può sempre aggrapparsi a questa boa o a questa mano tesa
che permette di rimanere in piedi.
Chi ha fiducia in Dio non ha più bisogno di avere paura perché sa di poter
contare su di lui sia in pieno giorno che nella notte più buia.