Descrizione della chiesa

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I)    Il  prospetto

II)   L'orologio

III)  Le campane

IV)  L'interno

 


 

 

 

I)    Il prospetto    

 

La chiesa parrocchiale dei SS. Apostoli Paolo e Bartolomeo sorge sul Corso VI Aprile, (anticamente strada della corsa e poi corso imperiale) sul lato destro, salendo da Piazza Ciullo.
La mancanza di una adeguata piazza antistante non ci può far degnamente godere ed ammirare nel suo complesso architettonico il prospetto della chiesa.
Vi si notano tre porte d'ingresso a sud: una centrale, relativa alla navata maggiore e le altre due laterali, corrispondenti alle navate minori. Il prospetto, nella parte inferiore, è costituito da una imponente gradinata di sei scalini; segue una zoccolatura sulla quale si alzano quattro paraste con basi e capitelli. Di esse le due centrali racchiudono un portale in calcarenite, sormontato da un timpano spezzato al centro.
Seguono le due porte laterali, al di sopra delle quali si aprono due finestre a croce greca. Altre due paraste fiancheggiano il complesso architettonico.
Sulle otto paraste si sviluppa il cornicione e sulla soprastante trabeazione si innalza un'alta finestra centrale con un timpano aperto, terminante con due volute e con al centro un blasone. Ai lati continuano le quattro paraste, di stile composito, sormontate da una seconda trabeazione, sulla quale sta al centro una nicchia (che contiene dal 1917- per, volere del parroco D'Angelo - una statua di S. Paolo in pietra di Melilli) fiancheggiata da due finestre a occhio, di cui la sinistra tompagnata. Completano il prospetto disegnato dall'architetto palermitano Emanuele Cardona ed eseguito nel 1782, due campanili. Nel campanile a sinistra di chi guarda, dal parroco Lazio fu fatto collocare un pubblico orologio di rame, la cui manutenzione fu affidata ai Giurati della città e che fu tolto all'inizio del nostro secolo.
Il campanile a destra di chi guarda, essendo "rovinoso" fu restaurato sulla base della relazione preventiva redatta dall'Ing. Gaetano Buttafarri il 16 dicembre 1916 nell'anno successivo. Ciò si desume da un documento relativo a un'asta tenuta il 23 dicembre 1916 nell'ufficio di contabilità del parroco.
Nel prospetto, nonostante i tentativi di deturpazione, sono percepibili le evocazioni di una lontana maniera rinascimentale, richiamata dalla semplice imponenza dell'impianto architettonico e dal rigore formale delle superfici, che riflettono sostanzialmente il gusto della concezione classica.
La facciata, stucchiata e ricoperta di calce nelle manutenzioni passate, è stata riportata all'originale splendore nei restauri successivi al terremoto del 1968.
Invece ancora integro si mantiene il prospetto dell'attiguo palazzo Rocca (del 1629), oggi adibito in parte a canonica e ad orfanotrofio e in parte ad abitazione civile.
Nel prospetto di questo edificio realizzato in conci di pietra non squadrata, sono da notare le ricche mensole dei balconi (anch'esse in pietra e decorate) ed i portali architravati. L'ingresso principale presenta un portale in calcarenite travertinoide molto compatta, con pilastri in conci squadrati e con al centro la chiave affiancata da conci d'imposta, lavorati a bugne dalla parte dell'intradosso; esso è sormontato da un frontone liscio, da una cornice dentellata e da altre decorate, alle quali è sovrapposto un timpano aperto, terminante con due volute. L'interno del timpano presenta due conci dentellati.
La mancanza di controllo degli uffici competenti ha portato alcune famiglie a stucchiare e coprire di calce alcune parti del prospetto, danneggiando il complesso architettonico del palazzo stesso.


II)    L'orologio    


L'usanza di collocare un orologio con attigue campane nel prospetto delle chiese principali dei centri urbani è da far risalire al XIII secolo.
In Alcamo, oltre all'orologio collocato fin dai primi del sec. XVI sul prospetto della Chiesa Madre, se ne ebbe un altro sul prospetto della chiesa parrocchiale dei SS. Apostoli Paolo e Bartolomeo. Si sa da relazioni contrattuali del 1776-77-78 che i Giurati di Alcamo e il parroco Vincenzo Lazio de Quiros si impegnavano con tale Francesco Vella, orologiaro, a sostituire il vecchio orologio di ferro con altro in rame, più funzionale, che aveva due campane.
Prezzo dell'opera: onze 163 e tarì 14.
Subentrato ai Giurati il Sindaco, la manutenzione fu tenuta da quest'ultimo: prova ne sia il documento rinvenuto fra gli "Atti Amministrativi della Comune di Alcamo" dcl 1846.
Si tratta di una relazione preventiva di M.ro Filippo Riggio "per le (sic) argenti acconci che abbisognano nell'orologio di proprietà della Comune di Alcamo, sito nel campanile della Parrocchiale Chiesa dei SS. Apostoli Paolo e Bartolomeo", presentata al sig. Sindaco Barone D. Carlo Colonna.
L'orologio esistente nel 1846 non era probabilmente l'originale "di rame" del 1778; forse era stato sostituito con altro più moderno fornito di pezzi di acciaio.
Patto è che, stando alla Relazione del 1846, "vari pezzi da acconciare" erano tutti "in acciaio" e occorreva "fare le corde nuove a tutti e tre i registri, con corrola doppia"
Se si tratta di tre registri, non siamo più nel caso delle "due bastanti campane" dell'orologio del 1778-80.
Comunque, per le "opere" da farsi per questo orologio l'Intendente di Trapani Dr. G. De Marco, con sua approvazione firmato il 4-6-1846, concedeva l'aggiudicazione in favore di D. Francesco Amoroso per la somma di ducati 24.
Quell'orologio, la cui cura fu affidata agli amministratori della città, continuò a funzionare fino agli inizi del 1900.
Nel 1910, nonostante il parroco Can. Vincenzo D'Angelo rivolgesse un accorato appello alle Autorità del luogo per far riparare l'orologio, esso fu rimosso.


III) Le campane    


E' noto che le campane costituiscono parte integrante di una chiesa e, benedette, entrano nel novero dei sacri arredi.
Nel caso della chiesa di S. Paolo sussistono sul campanile ben quattro campane (del peso complessivo di quintali 20) e non cinque, come risulta dall'ultimo inventario del 1974, in quanto non si ha più quella citata come "campana nella gabbia dell'orologio della torre". La maggiore è, quasi certamente, quella rifusa nel 1856: essa reca l'iscrizione "Ecclesia Parochialis Sancti Pauli et Bartholomei 1856" e la sigla "P.R." (forse per Rifusione?) o <PA> (Parroco Arcilesi?). Infatti da documenti amministrativi del 15-6-1856 risulta che essa costò onze 50 tarì 26 e grana 10.
In precedenza, tale campana era stata giù rifusa nel 1787 dal palermitano Giuseppe Milazzo che l'aveva rifatta "più grande di quella (che) esisteva".
La campana mezzana (di cui non si hanno notizie precedenti) reca, nella parte superiore, un riquadro con l'iscrizione <Fratelli Mangiaracina. Santa Margherita Belice. Ecclesia Parochialis Sancti Pauli et Bartholomei Civitatis Alcami 1923> e, nel bordo esterno, un festone a racemi. Anche la terza campana reca l'iscrizione "Fratelli Mangiaracina, Santa Margherita Belice" e, inoltre, nella parte centrale, un blasone portante l'immagine dell'Annunciazione con le braccia aperte e le palme tese verso il basso.
Sempre nel campanile della chiesa di S. Paolo si trova una quarta campana, piccola, analoga per fattura a quella grande (è forse opera del citato Milazzo?). Essa serviva per l'orologio, oggi non più esistente.

 

 


IV)  L'interno


La chiesa dei SS. Paolo e Bartolomeo è di stile barocco, a croce latina, con tre navate, transetto e presbiterio fiancheggiato da robusti pilastri (con capitelli fregiati da due leoni alati) che sostengono la cupola emisferica.
La navata centrale si presenta come una specie di portico architravato, adorno di colonne monolitiche di marmo rosso del monte Bonifato (quattro a destra e quattro a sinistra) su basi quadrangolari.
Al termine della navata stessa si trovano altri due pilastri che fanno riscontro, sia per la forma sia per la decorazione, con quelli del presbiterio.
Lungo il transetto del presbiterio e delle due cappelle laterali (del SS. Sacramento a destra, e della Madonna del Rosario a sinistra) si trova una balaustra in ferro battuto, collocatavi dal parroco D. Giuseppe Virgilio nel 1848, in sostituzione di quella settecentesca in pietra rossa che, divenuta corta (per il prolungamento delle cappelle laterali), era stata prolungata da altre due piccole balaustre laterali in legno.
Nel 1884 il pavimento fu rifatto a mattoni di marmo grigio e bianco dallo scalpellino alcamese Giuseppe Manno. Altra pavimentazione eseguì il parroco can. Vincenzo D'Angelo, che curò anche il rifacimento della zoccolatura di marmo rosso di Verona. Nell'abside lo stesso parroco fece collocare - al centro della finestra ad occhio - un'artistica croce in ferro battuto dotata di lampadine elettriche e vetri colorati, opera del magnano alcamese Stefano D'Angelo (1927).
La visione dell'interno della chiesa ha un rigore di proporzioni che gli stucchi e il piccolo ambiente mettono in risalto: le trabeazioni, gli archi a tutto sesto, le lesene, le modanature, le volte a botte e a crociera nelle navate laterali, le volte a botte nella navata centrale e nel coro, le colonne e le lunette creano un ritmo di linee, attraverso le quali si rendono più palesi i rapporti geometrici degli elementi decorativi.
Entrati in chiesa per la porta centrale, si nota un'antiporta in muratura con le porte in legno pinopece a due mezzine, formato bussola, munite di ricche maniglie in rame, simili a quella della chiesa del Collegio.
Venne realizzata per £ 360000 neI 1934 dal M.o Matteo Mirrione, per quanto riguarda la parte in muratura, e dal falegname Vito Fulco, per la parte in legno, sotto la direzione del capomastro Antonino Fundarò.
Vi contribuirono tutte le Associazioni Cattoliche della parrocchia e molti parrocchiani (stimolati dal neosacerdote Antonino Messana), nella ricorrenza del XXV anno di parrocato del can. D. Vincenzo D'Angelo.
Ai lati dell'antiporta si trovano due pile d'acqua benedetta, a forma di conchiglia, in marmo rosso.
Sottostanti ai pannelli della Via Crucis, lungo le pareti laterali, sono murate le croci della consacrazione della chiesa, eseguita nel 1702 dal vescovo di Mazara mons. Bartolomeo Castelli, durante il parrocato di D. Francesco Gramazza.
Nelle navate minori, oltre al battistero, si trovano due cappelle, dedicate una ai Sette Angeli (a destra), ed una a S. Bartolomeo (a sinistra).
Altre due cappelle (del SS. Crocifisso e della Madonna del Miele) si trovano nel transetto; ed altre due accanto al presbiterio, dedicate rispettivamente ai SS. Sacramento e alla Madonna di Pompei.




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