Per introdurci alle Celebrazioni della Settimana Santa

Curato da suor Andreina - Pie Discepole del Divin Maestro

Domenica delle Palme o della Passione del Signore

Ci introduciamo nella Grande Settimana che si pone al centro dell’Anno liturgico e anche al centro della nostra vita cristiana, in cui si condensa il mistero dell’amore di Dio per noi, del nostro rifiuto di quest’amore e della sua vittoria finale. Seguiremo Gesù che vive un breve momento di gloria in questo giorno, ma ascolteremo subito il racconto della sua Passione che ci introduce nel suo destino di dolore. Disponiamoci a entrare sempre più profondamente nella sua vita.

Messa Crismale

Il Giovedì Santo al mattino, c’è una sola Messa in Cattedrale in cui il vescovo concelebra con tutti sacerdoti della diocesi, ricordando l’Ordinazione, il sacramento che li ha consacrati; al termine egli consacra gli Oli santi che verranno usati per nell’anno in tutte le parrocchie il Battesimo, Cresima, Unzione degli Infermi e Ordine.

Messa” in Coena Domini”

In questa Celebrazione contempliamo il Signore Gesù che si consegna nel segno del pane e del vino, depone la sua vita nelle mani del Padre e nelle nostre mani, mentre le sue lavano i nostri piedi, perché possiamo avere parte con lui, alla sua ora della gloria di amare sino alla fine.Giunta la sera Gesù sedette a mensa con i suoi discepoli e stasera invita anche noi a partecipare al suo destino di Figlio che si consegna al Padre per manifestare il suo amore per l’umanità. Il Gesto della lavanda dei piedi, previsto in questa celebrazione, evidenzia il ricordo del Maestro e Signore piegato sui suoi discepoli, che da servi diventano amici, partecipi con lui del dono della vita. Riceveremo la Comunione sotto le specie del Pane e del Vino, per intinzione. Dopo inizierà la preghiera alla Cappella della Reposizione, mentre l’altare resta disadorno delle tovaglie, simbolo di Cristo che depone la sua vita, con le sue vesti e si consegna alla morte per noi

Per sostare in preghiera presso la Cappella della Reposizione

Signore Gesù, non vogliamo meritare anche noi il tuo rimprovero ai tuoi discepoli: “Così non siete stai capaci di vegliare un’ora sola con me”. Restiamo allora alla tua presenza, lasciandoci condurre dalle Scritture che abbiamo ascoltato nella Celebrazione. Tu, Sacerdote vero ed eterno, hai istituito il sacrificio perenne; al Padre,  per primo, ti sei offerto vittima di salvezza, e hai comandato a noi di perpetuare l’offerta in tua memoria. Il tuo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza; il tuo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Venerdì Santo

La Celebrazione di questa sera ci riunisce come Comunità per contemplare l’amore del Padre che dona il suo Figlio amato per ricondurre l’umanità al suo abbraccio. Per la morte di Gesù riceviamo la vita; la sua umiliazione fino alla croce e al sepolcro, ci restituisce alla gloria. Ricordiamo l’amore di Dio che ci ha donato se stesso nel suo Figlio crocifisso, consegnato alla morte, come segno di un amore più forte. Per antichissima tradizione, la Chiesa non celebra oggi l’Eucaristia, ma la Passione del Signore.
La Celebrazione si svolge in tre momenti:
nel primo lasceremo che la Parola ci illumini il mistero di quest’amore fino al compimento,
nel secondo contempleremo la Croce, segno di quest’amore, perché ci stupisca ancora e ci apra a una risposta coerente e concreta. Ciascuno potrà rivolgerle l’omaggio della propria fede genuflettendo.
Nel terzo momento, riceveremo il Pane Eucaristico, frutto del sacrificio di Gesù, unendoci così al suo dono per condividere come discepoli, il suo stesso destino. L’ingresso dei ministri avverrà in silenzio. Il rumore dei loro passi sarà un singolare Canto d’ingresso.

Introduzione al senso del Sabato Santo

Sostiamo nel silenzio di questo giorno contemplando Gesù nel sepolcro, lasciando che il mistero del suo amore ci stupisca ancora. Come le discepole del Vangelo abbiamo anche noi negli occhi il suo volto di Uomo dei dolori, che ora è nascosto dal sudario, ultimo dono dell’amore dei suoi. Ma noi siamo, anche oggi, la Chiesa-Sposa del Figlio del Dio vivente e non possiamo non contemplare in lui il volto del più bello tra i figli dell’uomo, quando toglierà il velo dai nostri occhi e vedremo la sua gloria. Onoriamo in questo giorno Maria, che, sola, in questo sabato di attesa, fa vivere la fede nella risurrezione.

Veglia Pasquale

La celebrazione più importante di tutto l’anno liturgico, cuore della nostra esperienza cristiana, inizia con un rito della benedizione del fuoco e quindi della luce: il fuoco nuovo e la luce del cero sono simboli di Gesù risorto che vince le tenebre del male. L'assemblea si raduna fuori della chiesa; attorno al fuoco che divampa. Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, che si porta acceso in chiesa, mentre si canta e si accendono al cero successivamente le candele del sacerdote, quelle dei ministri e poi quelle dei fedeli. In tal modo la chiesa è progressivamente illuminata, le tenebre sono vinte dalla luce. Mentre tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa si canta l’Annunzio pasquale, quindi ci si siede per l’ascolto della Parola di Dio, che ci fa ripercorrere tutta la storia della salvezza, fino al Vangelo della risurrezione. Segue la liturgia battesimale, con la Benedizione dell’acqua, la Rinnovazione delle Promesse battesimali e quindi la Celebrazione prosegue come al solito.

Prefazio della Passione del Signore

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati.
Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza.

E noi, con tutti gli angeli del cielo, innalziamo a te il nostro canto, e proclamiamo insieme la tua lode:

Prefazio della “in Coena Domini”

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente e misericordioso, per Cristo nostro Signore.

Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Per questo mistero del tuo amore, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

Prefazio  Cristo, Agnello Pasquale


È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore,  
e soprattutto esaltarti in questa notte nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,  
è lui che morendo ha distrutto la morte  e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra,  
e con l'assemblea degli angeli e dei santi  canta l'inno della tua gloria:

La data della Pasqua


La Pasqua cristiana sorge da quella ebraica che ricordava la notte della liberazione dall’Egitto. Prima della partenza (Es 13) Mosè fa eseguire l’ordine di Dio di sacrificare un agnello, sgozzato, e col suo sangue spruzzarne le porte delle case in cui viene mangiato: l’angelo, l’inviato di Dio per infliggere all’Egitto l’ultima, più terribile delle punizioni, salterà quelle case, degli ebrei.
Questo rito era già conosciuto e praticato dalle tribù di pastori che sono all’origine del popolo ebraico (Abramo, Isacco, Giacobbe erano pastori di greggi): prima di partire per la transumanza, cioè quando in primavera le greggi salgono ai pascoli più alti, la notte della luna piena di marzo, la luna di primavera, si faceva un sacrificio propiziatorio agli dei, perché proteggessero il viaggio. Si uccideva un agnello: esattamente come ordina Dio a Mosè in Egitto: la partenza avviene proprio il 14 di nisan, la luna piena di marzo, le notti in cui c’è più luce.
Nel vangelo secondo Giovanni, Gesù muore sul Calvario nell’ora in cui nel tempio a Gerusalemme si uccidevano gli agnelli, che nella sera sarebbero stati mangiati nelle famiglie per il banchetto pasquale: Gesù è il vero agnello che ci libera dalla morte, prendendola su di sé e segnandoci col suo sacrificio, nel Battesimo e nell’Eucaristia: il suo sangue ci libera e salva. La Pasqua cristiana si calcola sempre nella Domenica più vicina alla luna piena di marzo: Gesù è risorto di domenica, e da essa si stabilisce la settimana precedente, detta Settimana Santa con i suoi riti. La Pentecoste si fissa contando 50 giorni dalla Pasqua e l’Ascensione 40.
La Pasqua è mobile perché lo è la luna: al tempo di Mosè, ma anche prima non si seguiva il calendario lunare, scoperta più recente, ma quello solare del resto più naturale e più facile da osservare per dei pastori che vivevano la notte all’aperto e si regolavano sulle fasi della luna.